Ci sono certe cose che ormai fanno parte della nostra storia. Per noi figli degli anni ’90 ci sono gli indimenticabili film trash à la Super Mario Bros., i terribili choker di plastica (ritornati di moda negli ultimi anni) e Xena – Principessa Guerriera, unica e inimitabile paladina del femminismo e, siamo sicuri, anche dei sogni di molti amici. I motivi per cui l’abbiamo amata sono infiniti e, anche se sono anni che si parla di un reboot della serie e il revival feroce di Amazon Prime ha riportato la serie sotto i riflettori, constatiamo con sollievo che questo progetto non si è mai avverato.
Con sollievo, perché riguardando il pilota salta crudelmente agli occhi quanto la serie sia legata al contesto in cui è nata, avendo assorbito tutti i pregi e i difetti degli anni ’90. Un’epoca molto particolare, in cui la parola d’ordine in campo cinematografico e seriale era “grottesco”. Non è un caso che Xena, – come Hercules, la serie di cui è spin-off, siano passate alla storia per essere piene zeppe di errori di continuità, buchi di trama, facilonerie e drammi eccessivi. Era l’epoca del CGI imbarazzante, dei flashback riprodotti a colpi di luci soffuse da soap opera, del mix di dubbio gusto tra videogiochi, mitologie astruse, appropriazioni indebite da altre culture e dialoghi imbarazzanti. Però ci si divertiva molto, si riconoscevano le leggerezze e i limiti ma si andava avanti, con il solo scopo conclamato di strappare una risata e viversi due ore di puro spasso.
E andava bene così.
Certo, a riguardare ora un prodotto figlio di quegli anni, non possiamo che sorridere a metà tra l’imbarazzato e il divertito. Eppure, nonostante tutto, non riusciamo a riservargli la stessa animosità che riserveremmo a un prodotto degli ultimi anni. Forse perché offuscati da una vena nostalgica, forse perché riconosciamo quanto poco si prendessero (e ci prendessimo) sul serio. Fatto sta che ci abbiamo provato.
Ecco quindi le 10 cose che mi sono venute in mente riguardando il pilota di Xena, andato in onda nel lontano 1995.
1) Una sceneggiatura funzionale e senza sbavature
Quasi a contraddire quanto detto fin ora, bisogna riconoscere che la sceneggiatura del pilota di Xena era veramente buona per essere un prodotto degli anni ’90. In soli 45 minuti riesce a presentarci la protagonista, il suo background, le sue motivazioni e lo scontro che ne deriva. Allo stesso tempo ci presenta il nemico, il suo rapporto con Xena e il loro passato insieme. Parallelamente muove la storia di Olimpia, di cui conosciamo background, desideri, scelte. In questo stesso episodio, le due s’incontrano e cominciamo a percepire quello che sarà il loro rapporto. Xena riesce anche a enunciare il tema principe della serie: “Non è facile provare che ora sei una persona diversa”, prima della fine della puntata. Che dire, Chapeau!
2) Comicità e senso del ridicolo
Eppure sempre di una serie anni ’90 si parla e questo Xena non permette di farcelo dimenticare. Già dal pilota si ravvisano elementi di grande comicità, che saranno tipici della serie, mescolati a un certo gusto per il melodrammatico. Soprattutto, notiamo quei fastidiosissimi suoni in post-produzione che accompagnano i combattimenti. I suoni alla Bud Spencer e Terence Hill, per capirci. Quelli che Scrubs ebbe la cattiva idea di usare nella prima stagione e che fortunatamente decise di abbandonare per sempre. Sottolineiamo, per amor di cronaca, un ridicolo combattimento sulla testa degli abitanti del villaggio.
3) Olimpia e Xena, due vite parallele
Abbiamo già parlato della svalutazione che Olimpia, ma in generale tutte le “spalle” degli eroi, subiscono all’interno di molte serie tv. Proprio per questo, il ricordo che ci rimane è quello della donzella in pericolo sempre pronta a essere salvata dalla più eroica Xena. In realtà, la recente visione del pilota mi ha sorpreso in questo senso: dopo un primo incontro Olimpia rivede Xena solo verso la fine, ma nel frattempo si difende da sola, scappa di casa, trova un passaggio grazie alla sua parlantina, affronta un Ciclope… tutto senza l’aiuto di Xena o di nessun altro. Spalla a chi?
4) Olimpia salva Xena
Sempre collegato a questo discorso, e in completa opposizione rispetto alla percezione del pubblico e della serie stessa, è Olimpia a salvare Xena addirittura da un linciaggio. Certo lo fa con i suoi mezzi, ossia chiacchierando moltissimo, ma intanto si rivela utilissima fin dalle prime battute della serie.
5) I fratelli di Xena
Come abbiamo già detto, le serie del passato dedicavano meno tempo all’accuratezza narrativa o alla continuità. Il risultato era che c’erano dei buchi di trama tali da risucchiare una nave. Uno fra tutti: i fratelli di Xena. Nel pilota si vede una bara (che tra l’altro sembra un sarcofago) appartenuta a Linceo, fratello minore di Xena morto prima della serie. Di lui si parlerà solo nella terza stagione in un flashback e poi mai più. Eppure appare nel primissimo episodio, segno che il loro rapporto avrebbe dovuto avere più peso nell’economia della serie. Questo comunque non accade solo con Linceo, ma anche con Toris: fratello maggiore di Xena, che apparirà in un solo episodio e poi dimenticato.
6) Il cambiamento di Xena
Come Olimpia era già capace di cavarsela anche prima di Xena, così Xena era pronta a cambiare prima dell’incontro con Olimpia. Non c’è dubbio che il rapporto abbia aiutato entrambe nei propri percorsi, ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Xena aveva già subito un profondo mutamento nella serie madre, quando incontra e si scontra con Hercules. All’inizio del pilota di Xena – Principessa Guerriera, poi, era pronta ad appendere le armi al chiodo… anzi, sottoterra. L’unico motivo per cui torna a combattere è proprio per difendere Olimpia e il suo villaggio!
7) Dove sono finite le divinità?
È interessante notare come, anche se le divinità diventeranno elemento integrante e centrale nella serie, nessuna di esse appare nel pilota. Né tantomeno appare la magia, sotto nessuna forma. L’unico elemento fuori dal normale risulta essere il ciclope che minaccia sia Xena che Olimpia. Sembrava quasi una serie normale! Quasi.
8) Olimpia amica di Xena?
Parlando sempre del rapporto tra Olimpia e Xena, una cosa balza agli occhi in questo episodio è la troppa familiarità di Olimpia con Xena fin dall’inizio. Il contrasto tra le due è intenzionale e amplificato dall’aspetto e dal modo di comportarsi, con la socialità di Olimpia opposta alla scontrosità di Xena. Tuttavia, Olimpia ha decisamente troppa confidenza con lei, soprattutto se non si sono mai incontrate prima e di Xena conosce solo le orribili storie del passato. Olimpia si fida di lei al primo sguardo, cerca di convincere Xena a portarla con sé, scappa dal villaggio per seguirla, la salva da un linciaggio, per giunta giurando davanti a un intero villaggio che è cambiata, è sicura che Draco stia cercando di incastrarla, la aiuta in combattimento… Troppa fiducia, ingenuità o decisamente un errore di sceneggiatura?
9) In nome del dio Marte
Anche se le divinità non appaiono, Marte viene velocemente nominato dopo il combattimento corpo a corpo tra Draco e Xena. Giurare sulle divinità permetteva di fidarsi del proprio nemico, soprattutto in caso di sconfitta: Draco giura sul nome di Marte che non avrebbe cercato vendetta e addirittura uccide un suo uomo per questo, segno del profondo rispetto che ha per il Dio. La cosa interessante, però, è scoprire che è Xena a mettere in mezzo il dio della guerra, segno che lei stessa è in quel momento ancora votata a lui. Marte in persona poi apparirà solo più tardi, nel sesto episodio della stagione.
10) La sigla iniziale
Lasciamo un piccolo spazietto finale per quella che è, a mio parere, una delle sigle più belle della storia delle serie tv. La sigla ha il compito di attrarre lo spettatore, di farti capire il contesto a colpo d’occhio e, se possibile, essere canticchiabile… o in questo caso, narrabile. Chi non ha provato almeno una volta a esporre tutto il testo col tono epico della narratrice? Colpevole. Beh, è bello tornare indietro e rendersi conto che il 90% delle immagini della sigla derivano da questo primo episodio. È bello perché, anche dopo sei stagioni, la sigla ti riporta a quel pilota che ci cambiò l’adolescenza. È bello perché anche dopo ventisei anni, guardando la sigla e udendo quell’urlo di battaglia torniamo indietro nel tempo. A un’epoca diversa, forse più leggera e spensierata. Sicuramente più trash.
E, di nuovo, andava bene così. Che il dio Marte sia con voi.