Attenzione: l’articolo può contenere spoiler su Yellowjackets.
Quando un titolo diventa di culto, il paragone è una costante piaga che affligge i racconti di successiva produzione. E, quando il titolo è un classico rivoluzionario come Lost, l’associazione diventa spesso scomoda e complessa da oltrepassare. Molti survival drama hanno pagato le spese del genere, soprattutto nel mondo seriale. Ciò nonostante, seppur ancora composta da una sola stagione, non sembra essere il caso di Yellowjackets, che ne raccoglie l’eredità sfruttandone l’eco. La serie tv di Showtime non è inquadrabile, l’unico punto chiaro di definizione è proprio l’avvio delle vicende principali a partire da un disastro aereo. Che, per l’appunto, è l’elemento di contatto principale con Lost, se non l’unico, vista l’affascinante inquietudine per cui si caratterizza la recentissima Yellowjackets. La serie tv creata da Ashley Lyle e Bart Nickerson presenta alcuni tratti tipici del genere dei survival drama, rimandando nelle prime puntate ad altri titoli, come The Wilds, da poco cancellata da Amazon Prime Video. Ciò nonostante, Yellowjackets non ci mette molto a mostrare la sua anomala identità narrativa: oltre l’episodio pilota, lo show diventa sempre più un crudo racconto dalle parvenze quasi oniriche, che rimanda molto più alle folli distorsioni di Twin Peaks. La serie tv si regge autonomamente e distintivamente rispetto ai citati e ad altri: ne è l’erede moderna senza esserlo o volerlo essere veramente.
Sorvolando le costanti associazioni della quale sono vittime quasi tutte le serie tv inedite degli ultimi anni, Yellowjackets si afferma nel giro di una manciata di episodi. Chiarendo sin dall’inizio la natura magnetica e interessante della sua costruzione.
Tra i frutti più evidenti dell’ibridazione moderna, Yellowjackets può essere definito come un survival drama, dalle sfumature horror e psicologiche, con delle complesse protagoniste teen. Nonostante i crudi ed estremi cenni thriller e splatter, la serie tv intervalla la sua storia anche con distensioni comiche e dinamiche adolescenziali che lo rendono un titolo trasversale rivolto a più pubblici. Yellowjackets è interessante perchè difficile da inquadrare: abbraccia più generi e nessuno in contemporanea. E’ l’emblema dell’ibridazione che funziona, non è possibile collocarla all’interno di una sola categoria e per questo ci intriga con una moltitudine di strati che si avvicendano nel fitto e macabro mistero della sua storia. Una storia che si articola su due piani narrativi, quello del presente corrente e quello del passato delle protagoniste, nel 1996.
Nello specifico, Yellowjackets racconta su due linee temporali lineari la storia di una squadra di calcio femminile liceale del Wiskayok che, una volta in viaggio dal New Jersey a Seattle per affrontare un torneo nazionale, è vittima di un disastro aereo. Mentre il velivolo è intento ad attraversare il Canada, un’anomalia comporta l’immediata precipitazione del volo privato 2525 nelle foreste dell’Ontario. L’equipaggio perde la vita assieme al Coach Martinez, mentre le giocatrici superstiti, insieme ai figli dell’allenatore, Javi e Travis, e al ferito assistente Ben Scott, si trovano a fare i conti con l’isolamento e la logorante attesa dei soccorsi. La serie tv segue due momenti chiave della vita delle Yellowjackets: i diciannove mesi nelle remote foreste canadesi che hanno fatto seguito all’incidente, e il presente di quattro delle sopravvissute (Shauna, Taissa, Natalie e Misty). In particolare, nella linea corrente, le ormai adulte giocatrici devono fare i conti col frequente riemergere del trauma che conservano a distanza di 25 anni dallo schianto. Segnate per sempre dal selvaggio isolamento vissuto in condizioni estreme, le protagoniste affrontano l’ingombrante passato e la tormentata psiche del presente che non le fa mai veramente abbandonare la foresta. Seppure lontane nello spazio e nel tempo, le Yellowkjackets continuano a essere perseguitate dai ricordi e dalle spietate azioni commesse in nome della sopravvivenza individuale.
Le Yellowjackets devono costantemente affrontare il proprio passato che continua ancora, inesorabilmente, a condizionare il presente che tentano di ricostruire.
Infatti, proprio in nome dell’ibridazione e del costante dualismo temporale, la serie tv non è soltanto una storia di sopravvivenza. All’interno di Yellowjackets si articolano diverse dinamiche che pongono al centro la tormentata introspezione delle protagoniste, prima messe alla prova dalle ostili condizioni che le hanno spinte a oltre passare i limiti etici, civili e personali, poi perseguitate dai traumi che ne hanno segnato la vita. Le ragazze sono state protagoniste e vittime di eventi che ne hanno messo in discussione l’etica umana, spinte ad atti di estremo egoismo e cruda violenza per poter arrivare vive sino all’intervento dei soccorsi, pervenuto soltanto dopo 19 mesi nelle fredde e pericolose foreste. Col progredire degli episodi, le atmosfere si fanno sempre più cupe e il survival drama si accompagna con elementi mystery e horror che giocano sull’ignoto e sul costante tease di ciò che accadrà dopo. Tra situazioni di comic relief e colpi di scena crudi, Yellowjackets è macabro, esplicito, acido. Alleggerito da momenti di distensione e caratterizzato dall’alchimia tra gli elementi.
Disponibile in Italia su SKY e NOW, Yellowkjackets è interessante perchè non assomiglia a nulla. E’ un dramma complesso. E’ un coming of age, una dramedy, un horror, un survival drama, un drama di formazione, ecc.. E’ crudo, non adatto a chi si fa facilmente impressionare. E’ d’impatto, arriva allo stomaco con spregiudicata esplicitezza che avvolge in una spirale senza uscita, che fonde generi apparentemente differenti, ma che nello show contribuiscono in egual maniera a una costruzione identitaria e fascinosa. Il fascino di Yellowjackets sta proprio nel mistero e nell’atmosfera oscura e irripetibile.
Tra le varie cose, lo show racconta di un feroce evento traumatico che passa attraverso uno dei periodi più traumatici della vita umana, l’adolescenza.
Essere un adolescente è già difficile di per sé, quando allo scombussolato periodo si sommano le estreme condizioni di vita causate da uno schianto aereo nel bel mezzo di una pericolosa foresta, allora la combinazione diventa un vero e proprio incubo. Alle difficoltà delle protagoniste si aggiungono i cupi misteri che le Yellowjackets del passato e del presente devono affrontare. Raccontati mai per intero, ma scaglionati e resi ancora più inquietanti dagli arcani in cui sono avvolti, i segreti vengono dipinti graficamente e narrati a metà attraverso il trauma delle superstiti che non sono in grado di confessare a parole le azioni compiute. Terminata la prima stagione, e in vista del rilascio settimanale della seconda, i misteri irrisolti sono ancora tantissimi. Quello che è accaduto nei 19 mesi di isolamento sembra non esser rimasto soltanto un ricordo lontano del passato. Anche nel presente, le protagoniste devono risolvere ancora diverse questioni che, avvolte proprio nei segreti inconfessabili, non abbiamo ancora scoperto. Il che contribuisce ancora di più ad animare la curiosità e l’hype che ci portano a una trepidante attesa dei nuovi episodi, nella speranza di scoprire qualche dettagli in più del fitto e tetro puzzle di Yellowjackets.