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La terza stagione di You Me Her è un meraviglioso atto di coraggio

You me her
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N.B. L’articolo che segue parte dalla visione di You Me Her 3×01, dando per scontato tutto quanto accaduto nelle precedenti due stagioni. Utilizzate questo link per fare un recap in stile “Dove eravamo rimasti?” e… buona lettura!

Quando ho sentito pareri discordanti sulla terza stagione di You Me Her nella nostra comunità di recupero (a proposito, siete 30000 e siete bellissimi: grazie davvero!), mi è leggermente spiaciuto. Non l’avevo ancora vista ma quei “non fa ridere”, “mi annoio”, mi ferivano un po’ su quello che è stato uno dei miei pochi guilty pleasure seriali.

Poi l’ho vista: per You Me Her 3 Netflix è stata sorprendentemente celere e l’ha rilasciata in Italia poco dopo la fine della programmazione originale. E ho capito che aveva ragione chi la criticava. Ma avevo ragione anch’io, che se possibile ho adorato la terza stagione di You Me Her ancora più delle prime due.

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È una questione di prospettiva, di aspettative, ma soprattutto di atti di coraggio. E il primo di questi è liberarsi dagli equivoci che ne condizionano la visione. Nell’ordine

  • You Me Her non parla del poliamore. Per lo meno, non è l’argomento centrale della Serie
  • Non è una sit-com: il suo primo intento non è quello di far ridere
  • Non è una comedy classica, anzi. Si prende il rischio di essere molto realistica e di farci (sor)ridere di noi stessi

Torniamo alla discussione sulla nostra Comunità di Recupero:

“You Me Her 3×01 e 3×02 non fanno ridere”

È vero (anche se qualcosina la regalano!), verissimo! Ma scusate, i due rapporti principali della Serie sono in crisi. I protagonisti hanno rischiato nel darsi fiducia e si sono visti ferocemente traditicosa ci dovrebbe essere da ridere?

È questa la prima meraviglia di You Me Her 3: restituirci il coraggio della normalità. 

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In quel contesto, ovvero quello di una borghesia fatta di yuppies e villette a schiera immerse nel verde, non c’è nulla che non sembri credibile. E finalmente una Serie ci restituisce l’amore per quel che è – non per quel che vogliamo pensare che sia – : una meravigliosa sequela di stupidaggini fatte a fin di bene ma mentre siamo dominati dalla paura.

Per questo Emma abbandona di nuovo Jack e Izzy dopo essere tornata (e prima di ritornare ancora); per questo Izzy dimentica di presentarsi all’appuntamento a cui dovrebbe fare da terapista e non riuscirà a rimediare. Sempre per questo Jack rischia di perdere Izzy nascondendole il segreto della gravidanza di Emma. Sono umani, sono fallibili, sono stronzi pur pentendosi sinceramente di esserlo, non hanno bisogno di alcun tipo di esagerazione fisica o verbale per creare empatia.

In pratica sono noi, ma hanno il coraggio di ammetterlo e di ironizzarci su.
Forse è questo che è difficile da sopportare per lo spettatore.

Esattamente come la stragrande maggioranza di noi, Jack, Emma, Izzy, ma anche Nina, Andy e Shaun, vivono l’esperienza di una felicità speciale con la sottile e terribile paura di perdere tutto quello per cui hanno vissuto prima che l’amore gli scompaginasse le carte e la vita.

In questo c’è il secondo atto di coraggio della Serie: affrontare un argomento decisamente progressista, come la libertà sessuale, attraverso un’ottica conservatrice.

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Perchè sì: senza che sia un difetto, You Me Her, è nel complesso una Serie conservatrice: lo è per il ceto dei protagonisti, per la loro scala di valori, per il loro modo di pensare, per le location.

Porca miseria, Portland e Seattle sembrano le città più belle del mondo: non c’è povertà, non c’è inquinamento, nessuno rischia la vita, puoi essere in ritardo con qualunque scadenza lavorativa o universitaria e te la caverai restando immerso in panorami favolosi (fotografia e luci meravigliose!). Se è un sogno, non svegliatemi.

Nella trama tutto questo produce uno scontro meraviglioso: quello tra un sogno che ti dà le ali e dei valori che ti danno le radici. E cerca il difficile compromesso (come nella vita reale, nessuna scelta è definitiva in You Me Her, per fortuna) nell’accoglierli entrambi. Scelte del genere mi portano a pensare alla mia adorata Everwood!

Infine c’è l’ultima peculiarità di You Me Her: essere orgogliosamente una rom-com prendendo però in giro il genere stesso delle romantic comedy.

Basta pensare alla storia di Nina e Shaun, che sembrano quasi parlare allo spettatore raccontando ogni fase del rapporto che sta nascendo e facendosi deridere dall’altro. Ma più in generale, la Serie accarezza e parodizza col sorriso i clichè della commedia americana e la stessa cultura seriale. C’è una citazione semplice o una parodia quasi a ogni scena, tanto che gli stessi protagonisti a volte devono citarle per permettere al pubblico di coglierle. 

E ad essere oggetto di sfottò è anche lo slang giovanile, soprattutto con Jack che sembra spesso uscito da un incontro ravvicinato con Urban Dictionary e rimedia con “non so cosa sto citando, ma ci stava bene”.

Nel complesso abbiamo personaggi che hanno discreti problemi ad affrontare la loro felicità immaginata, che ammantano molto, se non tutto, di citazioni cinematografiche o seriali, che tentano di vivere con leggerezza ma crollano quando la realtà li affonda, che si difendono non prendendo nulla sul serio per non rischiare, o non rischiare più. Vi ricordano qualcuno?

Ve lo dico io: You Me Her 3 è la storia di Series Addicted che non sanno di esserlo. Siamo noi, ma non siamo pronti ad ammetterlo. Per questo ne esce una rom-com prevedibile, riflessiva ben più che divertente ma, se abbiamo il coraggio di metterci in gioco, assolutamente adorabile!

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