In moltissimi ne hanno parlato, alcuni si sono scandalizzati, altri lo hanno amato (a volte, fin troppo), ma una cosa è certa: è molto difficile restare indifferenti dopo aver guardato You. Controversa, a tratti divertente, a tratti scioccante, inquietante, con un Penn Badgley in stato di grazia e con una storia che non finisce mai di stupire, You è diventato un vero caso nella programmazione di Netflix.
Secondo la catalogazione per generi fatta da Netflix, You è un thriller, una dramma e una serie tv crime.
Tutto vero, perché senz’altro rientra in tutti e tre i generi.
You è un thriller, perché la personalità psicopatica di Joe tiene alto il livello della tensione: i colpi di scena sono dietro l’angolo e le atmosfere sono sempre sul filo del rasoio. Joe si infila nelle case delle sue vittime, spia nella loro intimità, li osserva dietro alle tende tirate, nascosto dallo stipite della porta, quando loro sono più vulnerabili e inconsapevoli.
Ma You è anche un dramma, perché i suoi protagonisti hanno tutti a che fare con seri problemi: dalla bulimia di Annika ai maltrattamenti subiti da Claudia, ai traumi di Paco, fino alla finta vita infelice di Peach. Beck ha una famiglia disastrata, con un padre sfuggente che si è rifatto una famiglia e lei preferisce dire a tutti che è morto, piuttosto che guardare in faccia la realtà. C’è anche la superficialità di Benji che vive un’esistenza di sballi e divertimenti superficiali.
Ed è una serie tv crime, perché i delitti si susseguono, uno dopo l’altro: il patrigno di Paco, Benji, Peach, uno dopo l’altro cadono vittime di una catena di omicidi che Joe non riesce a fermare. Lui farebbe di tutto per difendere il suo amore per Beck e non si ferma di fronte a niente o nessuno. Quei cadaveri chiedono vendetta e le indagini per trovare il colpevole sono sicuramente appassionanti, perché Joe sembra sempre sull’orlo del baratro, eppure riesce sempre a cadere in piedi, come un villain inafferrabile.
You avrebbe potuto funzionare anche solo come caccia all’assassino, ma non è tutto qua.
Perché, ci piaccia o no, You è anche una storia d’amore.
Qui si apre un capitolo molto controverso, perché si tocca un concetto di amore malato, dal quale chiunque dovrebbe fuggire.
È amore quello che prova Joe per Beck? Non è un amore normale, sano e condivisibile, perché è dettato dal controllo, dalla manipolazione e dal volere rendere la persona “amata” qualcuno che non è. Joe idealizza Beck, dipingendola nella sua testa come la donna che lui vuole che sia.
In realtà, Beck non è così perfetta e non è priva di macchie, perché è una bugiarda e una traditrice.
Ciò che Joe prova per lei è di poco distante da ciò che Peach prova nei suoi confronti: anche Peach la manipola, la tiene all’oscuro dalla verità, la vizia, ostacola la sua carriera e la spia, conservando addirittura le sue foto più private come una vera stalker.
Il concetto di amore in You non è il classico amore da favola, quello col lieto fine e i protagonisti senza macchia e senza paura: qui le macchie ci sono e sono davvero tante, almeno quanto le paure. È un amore sbagliato, negativo, ma, a ben vedere, non meno tossico di quello romanticizzato in alcune saghe, si pensi a 50 Sfumature.
Quali sono le somiglianze tra Joe Goldberg e Christian Gray?
Entrambi sono colti e affascinanti, manipolatori, stalker e, di fatto, violenti: non si fermano di fronte a un no e nei confronti delle loro donne sono dei prevaricatori.
Entrambi raccontano il lato inquietante dell’amore: quello delirante, deviato, sbagliato, che, come sappiamo bene dai fatti di cronaca nera, sfociano nella violenza e perfino alla morte.
A volte questa strana accezione dell’amore sfocia addirittura in qualcosa di più: alcune scene sono al limite del soft porno, come Peach e l’amico che si divertono con Joe nascosto sotto al letto.
You è anche una commedia, perché alcuni momenti sono decisamente esilaranti. Joe è pazzo, è violento ed è senza dubbio uno psicopatico, ma è anche involontariamente buffo. Alcuni situazioni sono così surreali da strappare una risata (che ci fa anche un po’ vergognare, perché in realtà non c’è nulla da ridere). La sua scarsa prima prestazione sessuale con Beck – e chi se lo sarebbe aspettato? – quando ripensa al barattolo di urina dimenticato in casa di Peach, alcuni suoi monologhi interiori…
È questo quello che frega: Joe Goldberg riesce sempre a farti sorridere.
A ben vedere, You ha anche degli accenni horror: il disfacimento del cadavere di Benji è terribile, lasciato a marcire in uno scantinato. Ma non solo: la stessa camera dove Joe rinchiude le sue vittime ha qualcosa che ricorda molto da vicino le torture di Saw – L’enigmista e riporta alla mente proprio il povero Benji, morto in circostanze da vero film dell’orrore.
È proprio l’impossibilità di definire You con un unico genere a essere uno dei suoi maggiori punti di forza, rendendolo versatile, inaspettato e mai scontato.