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Cosa non ha funzionato nella terza stagione di You

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You è tornato, e la nostra sanità mentale ha subito un durissimo colpo, una fortissima minaccia. La terza stagione ha deciso che ciò che era stato detto prima di lei andasse superato definitivamente, che dovesse essere dimenticato per fare spazio a tutto quello che non conosce il limite, l’autocontrollo, l’amore, l’umanità. L’obiettivo della stagione era fare un salto di qualità, ma purtroppo – come forse avrete capito anche qui questo non è successo, anzi – se possibile – la serie è riuscita a fare almeno dieci passi indietro rispetto al suo inizio. Gli errori commessi durante queste dieci puntate sono stati non pochi, e ognuno di loro porta il peso di aver rovinato un prodotto che, inizialmente, era riuscito a convincerci nonostante il trash dilagante, e non è una cosa che perdoniamo facilmente. Già con la seconda stagione avevamo avuto difficoltà a comprendere se l’era di You fosse già finita, se quello non fosse altro che il preludio di un prodotto che era già arrivato al massimo della sua potenza con il primo esordio, e che oramai avesse finito le sue forze. Purtroppo adesso abbiamo tutte le certezze del caso: You non è solo peggiorata, You è oramai qualitativamente finita, e non la riavremo più.

Partiamo da un dettaglio che potrebbe sembrare insulso, ma che in realtà ha rovinato la visione della terza stagione prima ancora che la vedessimo. Se ricordate bene – infatti – You è stata confermata per una quarta stagione prima ancora che uscisse la terza. Questo cosa ha provocato? Che noi sapessimo già, durante le lotte tra Love e Joe chi l’avrebbe avuta vinta, che Joe non sarebbe mai morto e che quindi sarebbe stata la moglie a pagare le conseguenze di tutto quello che sarebbe successo. Perché se l’obiettivo era quello di mantenere forte l’hype, questo dettaglio ha rovinato il piano mandando a monte già buona parte della nostra curiosità.

Purtroppo per noi e per You, questo è solo un granello di sabbia in mezzo alla spiaggia dei suoi errori, e nessuno di questi risulta anche solo minimamente perdonabile.

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Partiamo dall’inizio: Joe e Love sono una coppia sposata con un figlio, e tutto sembra andare apparentemente bene. Hanno una nuova casa in quartiere residenziale, la loro copertura da persone per bene sembra essere inattaccabile, fortissima. Ma noi sappiamo chi siano davvero, cosa nascondano i loro passati, e Joe non perde tempo nel farci constatare quanto – rispetto a prima – non sia cambiata una virgola. Lui è ancora quella persona: un ingranaggio malsano che non ha alcun tasto reset. Ed è con questa stessa essenza malsana di sempre che decide di riporre le sue attenzioni sulla sua nuova vicina, l’unico personaggio – in questa stagione – che sembra essere interessante. I due cominciano una conoscenza che li porta a frequentarsi, scatenando così l’ira di Love che decide di ucciderla durante la prima puntata della terza stagione.

Questa uccisione, nell’effettivo, ci sconvolge ma non in senso positivo. Ci chiediamo dove voglia andare a parare la serie, quale sia il suo obiettivo narrativo. Love non è furba come Joe, d’altronde, e necessita del suo aiuto per riuscire a nascondere un omicidio dall’alta risonanza mediatica in un posto in cui tutti sanno riconoscere le persone da uno starnuto. Ed è così che Joe e Love iniziano a giocare la stessa partita con lo stesso obiettivo della seconda stagione: farla, ancora una volta, franca. Già da questo comprendiamo che la terza stagione abbia totalmente perso l’essenza reale della storia, che in alcun modo – stavolta – avremmo avuto il brivido che la prima stagione ci aveva fornito. In mezzo a tutto questo caos facciamo la conoscenza di diversi personaggi, ognuno con una propria peculiarità, un proprio tratto distintivo. Eppure, nonostante ciò, non riusciamo ad affezionarci a nessuno, non riusciamo a empatizzare con una storia, con una famiglia e il motivo è piuttosto chiaro: non li conosciamo. Durante la terza stagione, infatti, You sceglie di mettere tantissima carne al fuoco ma senza curarsene, lasciando i vari personaggi in balia di se stessi fornendoci solo dei dettagli superficiali. Certo: è chiaro che il focus totale sia nei confronti dei due coniugi protagonisti, ma nel momento in cui scegli di dar vita a delle dinamiche con una coralità di persone devi – quantomeno – sviluppare delle trame che riescano a farti comprendere con chi si stiano rapportando Love e Joe, dandoti un quadro della situazione capace di farti almeno capire chi vorresti rimanesse vivo, lontano dalla loro follia.

Niente. Tutto questo è totalmente assente. Sentiamo dei nomi, sentiamo dei dialoghi, ma nulla di più. Il personaggio della madre di Love risulta totalmente inutile ai fini della trama, nonostante il grande potenziale che avesse. Perché è lei che racconta a Joe la verità sulla figlia, è lei a fornirci il colpo di scena sul passato di Love, poteva – quindi – ancora una volta essere lei a smascherarla. E alla fine cosa succede? Viene chiusa in un centro di recupero, e così fatta fuori totalmente. Nessuno ne parla più, nessuno la nomina. Il suo ruolo viene rilegato a essere niente di più che della polvere da nascondere sotto al tappeto in maniera tale che non scombinasse le sorti di una storia che ancora vuole salvare la coppia dalla realtà.

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Con il passare del tempo, Joe inizia a coltivare la sua ennesima fissazione per la ragazza della biblioteca. Anche in questo caso, ovviamente, l’apparente delicato interesse del protagonista viene ricambiato. L’orrore – quindi – ricomincia da capo.

Ed è proprio su questo che bisogna soffermarsi per comprendere quanto questa terza stagione abbia fatto acqua da tutte le parti. Quello che accade durante la prima parte, accade anche durante la seconda. Tutto si ripete, tutto ha la stessa dinamicità degli eventi. Joe e Love – come anticipato prima – giocano la stessa partita ma con un nuovo obiettivo comune: uccidere l’altro. Non se lo dicono così da portare avanti un matrimonio finto, malsano, che si traduce nella violenza verso tutti quelli che – potenzialmente – potrebbero risultare un problema per la loro incolumità. Ogni puntata ci racconta una nuova uccisione e un nuovo modo per evitare che questa distrugga anche loro, ma lo fa sempre nello stesso modo. La vittima viene portata dentro la teca, e poi torturata con dei giochi mentali. Nel frattempo, i due, cercano di capire come fare a uscire da questa situazione che – il più delle volte – ha creato Love.

Anche la ragazza, esattamente come Joe, in questa stagione viene distratta da un amante che – però – non riesce a risultare credibile nella storia. Theo è un ragazzino, va a scuola, i suoi lineamenti sono adolescenziali mentre lei è a tutti gli effetti una donna. Questo implica che neanche per una volta noi siamo riusciti a prendere sul serio questo flirt che si instaura tra i due, nonostante la narrazione abbia cercato in tutti i modi di convincerci del contrario. Ancora una volta, così, aggiungiamo un nuovo nome e una nuova dinamica alla lista di tutto quello che poteva essere evitato in queste nuove dieci puntate. Il ragazzo, nonostante sia forse uno dei pochi personaggi realmente buoni, non porta nulla all’interno della serie, non sconvolge Love e non le crea neanche quella fissazione che Joe prova per la sua amante. Semplicemente vanno avanti corteggiandosi e allontanandosi, ma mai per via dell’amore della donna che, invece, sceglie di usarlo per potere avere il controllo sul suo patrigno, l’unico che sospetta dei due coniugi.

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Ed è così che You si dirige pian piano verso la fine della sua terza stagione. Lo fa portando la coppia all’estremo della sopportazione reciproca, dandoci in pasto una storia di non amore. Perché – nonostante gli omicidi, nonostante il loro apparente modo di fare squadra – la vera lotta in queste dieci puntate è tra loro. In questo senso anche il personaggio della bibliotecaria appare solo come un mezzo per Joe di dichiarare guerra a Love, un modo per odiarla ancora di più senza mai guardarsi indietro. Ma non funziona.

Neanche per una volta, nonostante conosciamo bene la follia della coppia, proviamo empatia per Marianne e per tutto quello che potrebbe succederle se continua a ronzare intorno ai due. Non accade perché, semplicemente, non la conosciamo. Non c’è un’evoluzione in nessun personaggio in questa stagione, e lei non fa eccezione alla regola. Ciò che sappiamo di Marianne lo sappiamo solo grazie a lui, ma lei – da sola – non riesce a dare alcun contributo alla trama, diventando di fatto uno dei personaggi più noiosi. Perché se gli altri li perdoniamo per via del loro ruolo di contorno, di lei non possiamo dire lo stesso. Perfino la vicina di casa che abbiamo conosciuto per poco meno di una puntata è riuscita a dirci qualcosa di interessante riguardo se stessa, ma non lei che invece ha avuto tutta la stagione a disposizione.

Comprendiamo dunque che il problema stia proprio all’interno della scrittura non solo del soggetto, ma dell’intera narrazione. I problemi nella terza stagione di You, infatti, riguardano tutte le basi su cui una storia dovrebbe reggersi, e se mancano loro come potrebbe essere convincente per noi? Non siamo scandalizzati dalla pochissima credibilità con cui Joe riesce alla fine a farla franca – questo è un dettaglio che ha caratterizzato You fin dalla prima stagione – ma dal fatto che forse, per la prima volta, You ha concretizzato quello che era ovvio accadesse creando a tutti gli effetti un fastidiosissimo buco di trama durante il finale di stagione.

Come sappiamo, Joe è creduto morto da tutti. Il caso ha avuto una grande risonanza mediatica, presumibilmente anche Marianne – oramai partita – è venuta a conoscenza di questa realtà fittizia creata dal protagonista. Eppure Joe riesce a partire per Parigi con l’obiettivo di rintracciarla. Come ha fatto a partire? Come ha ovviato, dopo soli pochissimi giorni, alle sue foto esposte ovunque? Come ha intenzione di ripresentarsi a Marianne dopo che lo credeva morto? Per evitare di affrontare questa responsabilità, la terza stagione ha deciso di farci rivedere Joe a Parigi, senza spiegarci come abbia fatto, ovviando così a un problema logico di cui avrebbero dovuto spiegarci non poche cose. Ecco, forse il problema fondamentale della terza stagione di You è che sembra volerci trattare da scemi perché ci siamo bevuti le follie delle prime due stagioni. Ma non è così. Noi abbiamo perdonato, ma con questa ennesima mossa ci sentiamo quasi offesi e pretendiamo che la quarta stagione si prenda, una volta e per tutte, la responsabilità di quello che ha fatto fino ad adesso. Solo così riuscirà a ritrovare la propria credibilità, solo così riusciremo a perdonare tutta quella polvere sotto al tappeto che comincia a uscire dai bordi, e che noi non possiamo più far finta di non guardare.

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