…una forma di follia chimica.
La giovinezza è un sogno, un desiderio dal quale nessuno vorrebbe mai svegliarsi. Un’età di eccessi, priva di freni e pericolosamente deliziosa. Una follia chimica che svanisce con il passare degli anni e diviene un lontano e sfocato ricordo. Ma non di tutti, il sogno si mantiene realtà se si ha il coraggio di viverlo, ogni secondo della propria vita. Z: The Beginning of Everything per Scott e Zelda Fitzgerald, rappresentò proprio questo: una sfida provocatoria verso il mondo.
L’inizio di tutto, per i due protagonisti, fu un calcio stordente al politicamente corretto e alla società impostata e maschilista nei primi anni del Novecento. Z: The Beginning of Everything non è solo il titolo di questa sfortunata serie tv ma riprende anche la più famosa e controversa storia di artisti eccentrici che caratterizzò l’età del Jazz.
Erano gli anni ’20: in America come in tutto il mondo, si respirava ancora un’aria pesante, un dopoguerra che aveva marchiato tanti di quei giovani che tentavano di riprendere in mano la propria vita. La situazione per le donne non era meno tragica. Schiacciate dagli oneri della società, avevano un ruolo marginale ma di appoggio, per tutti quegli uomini che dovevano partire per la guerra. Inoltre, si combatteva per nuovi diritti e speranze, per un mondo migliore che però non avrebbe visto la luce prima di tanti anni.
Nonostante ciò non si mollava. Giorno dopo giorno e nell’estenuante lotta contro il cambiamento, la figura che più di tante altre spiccò in quel periodo fu proprio lei: Zelda Fitzgerald.
Una donna emblema di forza, determinazione e desiderio di rivalsa. Spregiudicata, voleva vivere una vita senza limiti, diversa. Una vita in cui una donna potesse essere qualcosa di migliore, rispetto alla figura a cui era relegata da decenni.
Z: The Beginning of Everything racconta la vita di questa incredibile donna, moglie dell’acclamato scrittore Scott Fitzgerald. Del suo amore tormentato e dannato. I dubbi, le incertezze di una vita che combatte da sola, sotto il malocchio delle stesse ragazze della sua epoca. Lei, come suo marito, erano due anime frizzanti, libere. Eternamente giovani, sempre dediti alle feste e allo scandalo. I loro nomi finirono più volte sui giornali e non solo per la fama di Scott, per il quale “Di qua dal Paradiso” e “il Grande Gatsby” furono solo la cima di un iceberg ben più intricato e complesso.
Ma tutte le grandi storie celano un lato oscuro. Un angolo in penombra che rivela la vera natura di ciò che si racconta e viene tramandato ai posteri. In Z: The Beginning of Everything, questo lato oscuro era il reale disagio e la concreta depressione di una donna che nonostante tutti i suoi sforzi non riusciva a imporsi, rimanendo solo un nome di corredo, vicino al suo acclamato uomo.
Tenta così lo show di raccontare ogni sfumatura psicologica ed emotiva della protagonista, la sua evoluzione negli anni, il progressivo spegnersi di un fuoco che la porterà alla follia, o presunta tale. Lo show in questo non fallisce, esalta con decisione ogni passaggio, si fa portabandiera di una figura ingiustamente sottovalutata, e lo fa con grande stile.
Una Cristina Ricci spaventosamente brava interpreta della protagonista e riesce a trasmettere emozioni continue e ricorrenti cambi psicologici tutt’altro che semplici. Sebbene non tutto sia stato trattato con la giusta accuratezza biografica, la storia è priva di sbavature.
Il rapporto difficile con il padre, che mette in guardia Zelda nei confronti di Scott, indirizza fin da subito lo spettatore a farsi delle domande e a riflettere su un futuro solo apparentemente libertino, irto di ostacoli. Come un grillo parlante è onnipresente nello show, non solo come espressione di una figura patriarcale ma anche come escamotage narrativo, che guida lo spettatore nella vita di Zelda.
In Z: The Beginning of Everything, tante sono le figure rilevanti. Le amiche e sorelle di Zelda, le donne della New York benestante, quella del lusso e dello sfarzo, ben diverse dalla realtà provinciale in cui Zelda è nata e cresciuta. Tanti tasselli del grande puzzle psicologico della protagonista, in lotta con se stessa per tutta la vita.
Sebbene lo show sia incentrato sulla figura di Zelda, un occhio di riguardo è doveroso nei confronti di David Hoflin che interpreta uno Scott Fitzgerald per fortuna umano e concreto che non precipita nel cliché dell’uomo completamente cattivo. Un uomo anzi con le sue fragilità e debolezze ma che nonostante ciò ha amato sua moglie più della vita stessa.
Tuttavia la serie tv prodotta da Amazon Prime Video i cliché li contiene e non sono pochi.
Critici e scrittori stereotipati, così come le realtà di campagna e di città, prive di un’analisi approfondita ma sature solo di preconcetti. Inoltre, tolte le interpretazioni dei due protagonisti, gli altri personaggi hanno poca struttura e appaiono come meri comprimari dell’evoluzione di Zelda e Scott Fitzgerald.
La serie tv risulta a ogni modo gradevole, piacevole, e non priva di spunti di riflessione. Soprattutto per quanto concerne un’epoca così lontana dai giorni contemporanei. Nota di merito senz’altro alla fotografia che rende meravigliosamente bene le ricostruzioni e dona magia alla storia. A contribuire in modo concreto sono le colonne sonore, con svariate tracce Jazz.
Perchè in Z: The Beginning of Everything di questo si parla: di una storia di altri tempi.
Una storia di un uomo ma soprattutto di una donna che hanno lasciato nel bene e nel male un segno indelebile. La storia di una donna che ha tentato, in tutti i modi possibili, di costruirsi un suo palcoscenico, lontano dall’eco di suo marito.
Purtroppo la serie tv è stata cancellata alla sua prima stagione castrando la trama e regalando al pubblico un finale incompleto. A ogni modo Amazon Prime Video ci regala un prodotto che resta interessante per tutti gli appassionati della letteratura e di una delle figure femminili più controverse del secolo scorso.