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BoJack Horseman: satira e sarcasmo per una prima stagione scoppiettante

bojack horseman
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BoJack Horseman, Serie Tv animata creata dalla mente di Raphael Bob-Waksberg e prodotta da Netflix, è dal 2015 sulla cresta dell’onda nel suo genere: il successo è acclamato, e i motivi sono ben presto spiegati.

L’unione fra umorismo, satira, sentimentalismo ed esistenzialismo crea, nella prima stagione, 12 puntate da vedere tutte d’un fiato (ognuna dura circa 25 minuti).

La serie permette, inoltre, di superare e smentire il pregiudizio che molti (come il sottoscritto) possono avere in merito ad un cartone animato, abituati come siamo a vedere Serie Tv sempre di persone in carne e ossa: BoJack Horseman non ha niente da invidiare ad altre serie comedy che hanno fatto la storia recente.

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La trama è piuttosto stereotipata e questo è forse l’aspetto più debole dell’inizio, aspetto però che presto viene puntualizzato e smentito.

Ad ogni modo, il mondo in cui è ambientata la serie è una Terra in cui uomini e animali antropomorfi convivono come se fosse la cosa più normale del mondo: infatti, il protagonista BoJack (doppiato da Will Arnett, in italiano da Fabrizio Pucci) è un cavallo antropomorfo.

Egli si affaccia alla soglia dei 50 anni dopo aver passato, negli anni ’90, il suo periodo di gloria: era protagonista di una sit-com chiamata “Horsin’ around”, in cui aveva adottato tre ragazzini ed era per costoro padre e idolo.

Il successo e soprattutto il tempo hanno però deteriorato BoJack, che vive con un nullafacente chiamato Todd (umano, doppiato da Aaron Paul, in italiano Andrea Lavagnino), ha avuto una storia con la sua agente Pricess Carolyn (gatta, Amy Sedaris, versione italiana Giò Giò Rapattoni), e decide di scrivere un libro sulla sua vita per avere nuovamente successo rivolgendosi alla ghost writer Diane (umana, Alison Brie, Chiara Gioncardi in italiano), la quale ha una relazione col rivale (televisivo e non) di BoJack, Mr. Peanutbutter (cane, Paul F. Tompkins, Massimo Bisotti in italiano).

La prima tematica che dunque inevitabilmente colpisce l’occhio dello spettatore è concentrata su quanto surreale sia il mondo che gli si pone davanti: la cosa più incredibile, però, è che esso al tempo stesso sembra terribilmente reale.

I problemi, le conversazioni, i modi di fare dei protagonisti ci permettono di dimenticare cosa effettivamente viene rappresentato, perché è facile immedesimarsi in ogni personaggio.

Per lo stesso motivo, BoJack Horseman è una comedy fondamentalmente triste:

affronta col sorriso amaro temi delicati che toccano la vita di ogni essere umano

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Impossibile non notare, inoltre, come la satira e il sarcasmo siano assoluti protagonisti nella serie animata, rendendola squisitamente scorrevole e divertente: insieme costituiscono non solo il cinico personaggio di BoJack Horseman, ma una non troppo velata critica alla società americana (e, aggiungerei, occidentale in generale), in particolare polemizzando continuamente con Hollywood.

La cricca cinematografica, infatti, è sempre bollata come un covo di vipere, in cui il successo è l’unica cosa che conta (anche a costo di sacrificare il proprio migliore amico), e in cui la superficialità regna sovrana (indimenticabile la battuta di BoJack, al ritiro del Golden Globe per il libro, “Il mio libro non è neanche un film, ma le guardate le cose prima di decidere i vincitori?“).

Superficialità, appunto: BoJack Horseman sottolinea continuamente che la società americana, ma Los Angeles in particolare, vive soltanto in funzione di cose futili (come scegliere che noccioline mangiare a colazione) senza invece cogliere l’essenza delle cose ma soprattutto delle persone.

Ecco perché molti personaggi (più di tutti il protagonista) sono fondamentalmente soli, perché a nessuno interessa capire i problemi degli altri. Come non pensare, dunque, alla nostra società quando vengono fatte riflessioni del genere?

La solitudine di BoJack, tuttavia, non è ascrivibile ad una semplice incapacità di farsi capire o disinteresse degli altri nel capire: BoJack è un cavallo depresso.

La depressione, ulteriore tematica della serie, sfocia con tutta la sua forza nell’abuso di alcool e di droghe, che cercano di creare percorsi alternativi per il protagonista che deve, alla fine della stagione, sempre fare i conti con la domanda con cui si tormenta: “Ma io, nel profondo, sono una brava persona?”.

L’instabilità della sua vita sentimentale rappresenta un’aggravante piuttosto che un’attenuante, un elemento che va a completare un caso clinico che si nasconde dietro al cinismo e al sarcasmo per affrontare la vita.

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BoJack Horseman è una Serie Tv che non può mancare nel vostro elenco se vi ritenete persone profonde e attente, ma non può mancare anche se vi piace essere un po’ leggeri e spensierati.

La scelta di partire con dei clichès (persona famosa entrata in depressione, donna in carriera che non riesce ad avere famiglia, uomo famoso sempre gentile e allegro) si rivela essere un trucco, visto che niente è come sembra: tutti i personaggi hanno sfaccettature contraddittorie e, per questo, interessanti.

La prima stagione è promossa a pieni voti ma ha quell’aria di stagione introduttiva che in alcuni casi tende a tirare il freno: aspetti che senza dubbio verranno superati nelle stagioni successive.

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